Cari Lettori,
da questa settimana iniziamo a parlare dell’assistenza infermieristica al paziente affetto da Edema Polmonare Acuto.
L’assistenza infermieristica ad un paziente affetto da edema polmonare acuto è assai complessa. Essa deve necessariamente inserirsi in un lavoro di squadra attraverso un piano assistenziale realizzato assieme ad altri professionisti della salute. Il controllo costante e in autonomia da parte dell’Infermiere può tuttavia essere utile per prevenire complicanze e segnalare eventuali peggioramenti delle condizioni dell’utente.
L’edema polmonare acuto (EPA) è una grave condizione determinata dall’accumulo di liquido nel tessuto interstiziale e negli alveoli polmonari che riduce drasticamente la capacità di scambio dei gas respiratori e rende estremamente difficoltosa la respirazione.
Il paziente con EPA diventa rapidamente dispnoico, ortopnoico, cianotico e tossisce espettorato schiumoso con tracce di sangue (emottisi).
Edema Polmonare Acuto può avere origine in seguito a disfunzioni cardiache oppure in seguito a problemi non cardiaci, come possono essere un sovraccarico di liquidi, una sepsi, un’overdose da oppiacei, l’inalazione di gas nocivi ed altri.
Nel servizio vedremo cosa, come, quando e perché l’infermiere agisce sul paziente con edema polmonare acuto.
L’Edema Polmonare Acuto nello specifico
L’edema polmonare vede la fuoriuscita dei fluidi dal sistema capillare dei polmoni verso gli spazi interstiziali, prima, e verso le cavità di bronchioli ed alveoli, poi.
Gli alveoli in stretto contatto con i capillari polmonari, sono i protagonisti dello scambio gassoso ossigeno-anidride carbonica e nel momento in cui si trovano invasi da liquidi non riescono più a svolgere la loro fondamentale funzione.
Il passaggio di liquido dai capillari verso lo spazio interstiziale e gli alveoli può avvenire attraverso due processi:
– trasudazione: l’aumento della pressione all’interno dei vasi sanguigni provoca la fuoriuscita di liquido (trasudato) senza che la parete vasale subisca danni strutturali;
– essudazione: un processo infiammatorio compromette la parete vasale al punto da provocare una lesione attraverso la quale fuoriesce un liquido più composito rispetto al trasudato: l’essudato, infatti, contiene cellule ematiche e proteine plasmatiche.
Caratteristica dell’edema polmonare è il suo aggravarsi in maniera rapida attraverso 4 fasi
- il liquido, essudato o trasudato che sia, si accumula negli spazi interstiziali, distanziando lo spazio alveolare e l’endotelio capillare fino al punto da rendere sempre più difficoltosi gli scambi gassosi e sempre meno efficaci le capacità linfatiche di drenaggio;
- il liquido fuoriuscito si spinge fino a ridosso di bronchi, bronchioli e vasi circostanti;
- il liquido circonda gli alveoli e si accumula tra le giunzioni del loro epitelio;
- il liquido abbatte le giunzioni serrate e inonda in prima istanza gli alveoli (edema alveolare), per poi spingersi lungo le vie respiratorie.
Quando si parla di edema polmonare in base all’eziologia si distingue fra:
- edema polmonare cardiogeno: trae origine da un’anomalia cardiaca;
- edema polmonare non cardiogeno: dipendente da motivi extra-cardiaci.
Tra le cause cardiachesi possono ascrivere, ad esempio:
- infarto miocardico acuto;
- cardiopatia ischemica;
- cardiopatie congenite;
- tachiaritmie (ad es. fibrillazione atriale parossistica, tachicardia parossistica sopra-ventricolare, ecc.);
- cardiopatia ipertensiva;
- endocardite;
- miocardite;
- valvulopatie ecc.
Tra le cause extra-cardiache di edema polmonare troviamo:
- sindrome da distress respiratorio dell’adulto;
- infezioni/sepsi;
- politraumi;
- shock;
- overdose di stupefacenti;
- embolia polmonare
- ab ingestis;
- pancreatite acuta;
- inalazione di sostanze tossiche;
- intossicazione da ossigeno ecc.
Per quanto riguarda le manifestazioni cliniche l’edema polmonare si contraddistingue per segni e sintomi quali, ad esempio:
- dispnea acuta ad insorgenza improvvisa e che persiste anche in posizione sdraiata (ortopnea);
- tosse con probabile espettorazione di escreato schiumoso e rosato;
- astenia;
- pallore o cianosi cutanea;
- diaforesi algida;
- cardiopalmo e ipertensione;
- aumento di frequenza cardiaca e frequenza respiratoria;
- stato di ansia;
- rantoli crepitanti all’auscultazione toracica ecc.
La presenza di questi dati clinici deve essere supportata da specifiche indagini diagnostiche al fine di giungere alla diagnosi di edema polmonare, in particolare:
- RX-torace: permette di distinguere tra un edema polmonare interstiziale ed uno polmonare, di valutare l’aumento delle dimensioni dell’ombra cardiaca e di individuare il versamento pleurico;
- ECG: è utile per capire se all’origine dell’edema polmonare ci sono disfunzioni cardiache;
- Emogasanalisi arteriosa: necessaria per stabilire un’insufficienza respiratoria o una condizione di acidosi respiratoria ecc.
Quella di edema polmonare è una condizione clinica molto seria che annovera un’elevata mortalità; la sua prognosi dipende rigorosamente da:
- rapidità d’intervento nella risoluzione della causa scatenante;
- gravità della patologia scatenante;
- età e condizioni generali del paziente;
- presenza di comorbilità.
Il ruolo dell’infermiere nell’assistenza al paziente con Edema Polmonare Acuto
L’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica e di fronte ad un paziente con che dopo la stabilizzazione della sua condizione clinica ad opera dell’unità operativa d’emergenza viene trasferito nell’Unità Operativa di Medicina d’Urgenza, ha la responsabilità di prendere in carico l’utente.
Dopo aver acquisito i dati anagrafici necessari al ricovero del paziente, l’infermiere procede ad effettuare l’accertamento infermieristico per delineare le condizioni dello stesso al momento dell’ingresso in reparto.
L’infermiere, in particolare, rileva i parametri vitali, quali:
- pressione arteriosa;
- saturazione;
- frequenza cardiaca;
- frequenza respiratoria e qualità del respiro;
- temperatura corporea.
Monitorerà, inoltre:
- i valori dell’emogasanalisi, la pulsossimetria e che l’erogazione di ossigeno corrisponda alla prescrizione medica;
- i rumori polmonari e i suoni respiratori;
- il bilancio idrico del paziente (controllando, anche ogni ora, entrate e uscite, comprese sudorazione e perspiratio);
- il peso corporeo del paziente, effettuando la misurazione sempre con la stessa bilancia e sempre con la stessa quantità di vestiti;
- il livello di coscienza.
Con l’utilizzo di scale validate e contestualizzate e, ove possibile, con la collaborazione del paziente, valuta la presenza di dolore, con relative caratteristiche, localizzazione e intensità, così come accerterà il livello di ansia che affligge la persona. Quella dell’accertamento è solo la prima fase del processo di assistenza infermieristica che, come passaggio successivo, prevede un’attenta analisi incrociata dei dati raccolti attraverso l’accertamento, con la collaborazione del paziente e, se presente, con quella di un caregiver; analisi dei dati che porta alla formulazione di un piano assistenziale tarato sulla singola persona
Piano assistenziale standard
Un piano assistenziale secondo il modello bifocale Carpenito prevede la formulazione, in completa autonomia da parte del professionista infermiere, di Diagnosi Infermieristiche con relativi obiettivi, la pianificazione e attuazione degli interventi volti al raggiungimento degli stessi ed un sistema di valutazione in itinere per monitorare la risposta del paziente all’erogazione dell’assistenza.
L’altra parte del piano assistenziale è costituita dai Problemi Collaborativi, ovvero complicanze potenziali che si stanno verificando o potrebbero verificarsi rispetto ad una determinata patologia. In questo caso l’infermiere ha un ruolo “collaborativo” nei confronti del medico e di altri professionisti della salute coinvolti nel pieno rispetto delle reciproche competenze, ovvero contribuisce a monitorare il paziente, ad individuare eventuali segni e sintomi di complicanze e ad attuare gli interventi per riportare le condizioni cliniche dell’assistito alla stabilità.
Un esempio di piano assistenziale per un paziente con Edema Polmonare Acuto
Il signor Antonio, 68 anni, pensionato, iperteso, proveniente dal Pronto Soccorso, accede al reparto di Medicina d’Urgenza in seguito alla stabilizzazione di un EPA.
All’accertamento infermieristico si rilevano i seguenti parametri:
- P.A. 150/80 mmHg;
- F.C. 78 battiti al minuto (bpm);
- F.R. 28 atti al minuto (am) con respiro superficiale.
Inoltre, il paziente presenta:
- dolore toracico di valore 6 sulla scala NRS;
- sibili respiratori;
- ortopnea;
- affaticamento;
- cianosi cutanea e delle mucose;
- ansia moderata in relazione all’insorgenza della patologia.
Esempio di pianificazione assistenziale
Con un accertamento infermieristico come quello appena esposto e considerando solo la parte del piano assistenziale di completa autonomia dell’infermiere, un esempio calzante di Diagnosi Infermieristicache si potrebbe sviluppare è la seguente:
D.I. Compromissione degli scambi gassosicorrelata alla presenza di liquido nel tessuto polmonare che si manifesta con dispnea, ortopnea e cianosi cutanea.
Obiettivo: La persona dimostrerà un miglioramento degli scambi gassosi a livello polmonare e la diminuzione degli episodi di dispnea entro due giorni.
Pianificazione interventi
- garantire la privacy;
- informare il paziente su ogni manovra che si andrà ad effettuare;
- monitorare i parametri vitali;
- pesare la persona;
- posizionare la persona seduta con le gambe giù dal letto e inclinata in avanti col busto;/li>
- valutare lo stato di coscienza;
- aiutare il paziente a svolgere le attività per ridurre il carico di lavoro su cuore e polmoni;
- garantire corretta somministrazione della terapia prescritta dal medico;
- consultare un dietista per impostare una dieta povera di sodio.
Attuazione interventi
- effettuare igiene delle mani dell’operatore; chiudere la porta della stanza di degenza e posizionare un paravento a protezione dell’assistito durante le manovre invasive per garantire la privacy;
- spiegare al paziente con parole adatte al suo livello di comprensione le fasi e l’utilità della manovra che si sta per eseguire affinché comprenda pienamente ciò che verrà effettuato e aumenti la sua collaborazione;
- tenere monitorati in particolare frequenza respiratoria, suoni respiratori, frequenza cardiaca, pressione arteriosa e i valori di pulsossimetria ed emogasanalisi;
- tenere monitorato, nelle 24 ore, il bilancio idrico valutando entrate (bevande, alimenti, acqua endogena, farmaci in forma liquida o in via infusiva) e uscite (urine, feci, perspiratio, sudorazione);
- la persona va pesata tutti i giorni alla stessa ora, con la stessa bilancia e con indosso la stessa quantità di indumenti;
- la posizione con gambe giù dal letto riduce il ritorno venoso;
- valutare lo stato di coscienza per rilevare eventuali complicanze legate all’ipossia;
- alternare periodi di attività con periodi di riposo aiuta ad evitare l’affaticamento dell’assistito;
- somministrare correttamente la terapia prescritta dal medico (ad es. ossigenoterapia, broncodilatatori, diuretici, ecc.) è fondamentale per portare il paziente a raggiungere i risultati attesi;
- una dieta povera di sodio aiuta a prevenire la ritenzione idrica.
Verifica
La persona dimostra uno scambio gassoso soddisfacente e ha ridotto gli episodi di dispnea.